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Mantova curiosa di ieri e di oggi

Mantova e i meloni

Il territorio della provincia di Mantova iniziò ad essere interessato dalla coltivazione del melone verso la fine del XV secolo. Gli agricoltori locali misero in pratica la loro conoscenza dell'arte del coltivare selezionando i frutti ed ottenendo una selezione che è arrivata quasi immutata sino alla fine degli anni '60: il melone viadanese. L'apprezzamento che ebbe questa selezione è documentata dalla diffusione che trovò sulle tavole delle corti dei signori. Il Podestà di Viadana, Felice Fiera, il 3 agosto 1548, inviava quattro stupendi frutti di melone al duca Francesco Gonzaga accompagnandoli con una lettera con la quale cercava le grazie del proprio signore. La selezione di melone viadanese in tempi moderni è stata frequentemente utilizzata negli incroci per ottenere nuove varietà.

Negli ultimi anni si è assistito alla nascita e all'affermazione di altri centri di produzione: la zona di Sermide e quella di Gazoldo degli Ippoliti. Oggi la sola provincia di Mantova produce un terzo del totale nazionale del melone coltivato in serra. Tre sono le grandi aree produttive: il viadanese, il sermidese e il territorio gazolese.

Le radici mantovane della famiglia Agnelli

Il faldone archivistico è massiccio: prudente quindi fissarsi sulla continuità della presenza attuale degli Agnelli nella toponomastica, a cominciare dalla cittadina via Agnelli, che dava sul portone posteriore del Palazzo Agnelli di Pradella, diventato poi Donesmondi e infine sede della Cariverona. Nel tempo spuntavano anche Agnelli della Cucca, Agnelli Be, Agnelli Maffei, Agnelli Soardi Maffei, con personaggi rimasti sempre ai piani alti della società censuaria e della burocrazia. Spiegabili quindi: l'Agnella, fossone che vien giù dalla Rotta di Marmirolo e, fiancheggiando, la Cisa, finisce in Parcarello: a Gonzaga la strada Agnella che conduce alla corte Agnella; l'Agnella tra Pontemolino e la Comuna Santuario; la corte Agnella tra Revere e Bonizzo.

Nel 1667 Claudia Agnelli Maffei vendeva il palazzo di fronte alla Chiesa di san Martino (via Pomponazzo) al marchese Benedetto Sordi: sull'area, l'architetto fiammingo Francesco Geffels costruiva Palazzo Sordi. Un Ferrante III marchese Agnello Soardi Maffei moriva, senza figli, nel 1802 ed era l'ultimo. Altro Palazzo Agnelli era quello ora Bonoris in via Cavour, angolo Sant'Agnese.

Anche Giovanni Nuvoletti come cognato dell'Avvocato si è avventurato nella ricerca ma senza poter colmare il vuoto tra Giovanni III e Gerolamo Agnelli Be (coinvolti in una congiura nel 1528, fuggiti da Mantova a Napoli, poi riabilitati); gli Agnelli governatori gonzagheschi a Casale e gli Agnelli apparsi in Piemonte all'inizio del '700, con tanti soldi da poter acquistare la tenuta di Villar Perosa

La Fiera delle Grazie

Le sue origini risalgono al 1400 essendo coeve all'edificazione del Santuario voluto da Francesco Gonzaga, quarto Capitano di Mantova che vedendo la terra mantovana colpita dal flagello della peste implorò la protezione della Beata Vergine.

Il Santuario, uno dei più belli, antichi e originali d'Italia, da sempre meta di pellegrinaggi, accrebbe la sua fama per i miracoli che la fede accreditava all'immagine della Beata Vergine delle Grazie è stato visitato da Sua Santità Papa Giovanni Paolo II nel 1991, e in occasione del Giubileo dell'anno 2000 è stato nominato Luogo Sacro Giubilare. Il luogo però non era adeguatamente attrezzato per offrire ospitalità ai fedeli che continuavano ad affluire, tanto che i pellegrini più avveduti avvertendo il disagio e la necessità si trasformarono in commercianti. Questo semplice intuito commerciale si perfezionerà e si affinerà nel tempo sino a portare alla Fiera vera e propria. Nel corso dei secoli si assisterà, infatti alla progressiva evoluzione della Fiera che, pur mantenendo l'aspetto di festa religiosa, finì con l'assumere una connotazione economico-commerciale e a diventare anche un momento di divertimento e di distrazione dal duro lavoro quotidiano.

Arrivano i coccodrilli a Mantova

Il giornale locale - la "vecchia" Gazzetta di Mantova - era naturalmente lo specchio fedele di questa vita provinciale, vista in tutte le sue più varie manifestazioni e, quotidianamente, puntualizzava ogni avvenimento. Proprio da queste cronache veniamo a sapere che - oltre le varie e interessanti manifestazioni teatrali su cui ci siamo soffermati sopra, la vita abbastanza monotona invero della città, ogni tanto, aveva un sussulto: perché - sempre in fatto di spettacoli - stava per arrivare qualche "attrazione" eccezionale. Era allora un gran parlare nel pubblico e tutto si trasformava in un gran chiacchiericcio intorno a quella nota di colore che si spandeva sul grigio uniforme della stagnante routine quotidiana. Erano per la verità, soprattutto per quei tempi, manifestazioni fuori del comune, come per esempio, l'arrivo in città dei signori Advinent e Cocchi con la loro troupe e la gigantesca famiglia di coccodrilli. Un avvenimento, che nel chiuso ambito della vita cittadina, metteva indubbiamente fremiti di esotismo... L'avviso pubblicitario - il primo pubblicato sulla Gazzetta di Mantova per graduare l'interesse - avvertiva che detti coccodrilli erano già stati visti alle corti di Francia e Alemagna . L'esposizione di questi coccodrilli giganti (unitamente a quattro serpenti boa di straordinaria grossezza e ad una "collezione" di animali rari) veniva fatta in corso Pradella, nel Palazzo del Diavolo: ed il pasto di queste bestie era visibile dal pubblico alle ore cinque pomeridiane di ogni giorno. Prezzi naturalmente ultra popolari: primi posti 50 centesimi; secondi posti 25 centesimi. (Particolare di raffronto: un numero della Gazzetta di Mantova di quel tempo costava 25 centesimi!).